Fenomenologia e conoscenza della realtà

Un interessantissimo articolo pubblicato dalla rivista InStoria: «UN FILOSOFO DI NOME KAROL WOJTYLA E L’INCONTRO CON MAX SCHELER» di Simonetta Satornino, indaga gli sviluppi della fenomenologia realizzati grazie alla riflessione di Karol Wojtyla, il Papa Santo Giovanni Paolo II.

St. John Paul II greets throngs of Poles waiting for a glimpse of their native son at the monastery of Jasna Gora in Czestochowa during his 1979 trip to Poland. April 2, 2020, is the 15th anniversary of the pope’s death in 2005. (CNS photo/Chris Niedenthal)

Dalla fenomenologia di Hegel a quella di Husserl e poi di Scheler la questione centrale è quella del rapporto tra la realtà e la conoscenza, il rischio è sempre stato quello di porre l’accento troppo su un singolo aspetto lasciando scivolare sullo sfondo gli altri.

Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne

25 Novembre 2020 – Giornata Internazionale per porre fine alla violenza di genere

Vorrei che le donne avessero potere non sugli uomini ma su loro stesse. – M. Wollstonegraft (1759 – 1797) è stata filosofa e scrittrice inglese, è stata una figura importante nell’ambito della storia delle donne, nonché madre di Mary Shelley. Scrisse uno dei primi documenti sui diritti delle donne – “I diritti delle donne” M. Wollstonecraft.

Rivendicazione dei diritti della donna - Wikipedia
L’opera di M. Wollstonecraft – I diritti delle donne – Rivendicazione dei diritti della donna: con critiche sui soggetti politici e morali, 1792.

Per approfondire l’argomento, seminario on- line gratuito: https://www.igeacps.it/corso/seminario-gratuito-online-la-violenza-sulle-donne-riconoscerla-per-intervenire/?utm_source=mailup&utm_medium=newsletter&utm_campaign=seminario-violenza

La pedagogia dell’espressione e il teatro Shakespeariano

La pedagogia dell’espressione rappresenta una parte della pedagogia che analizza e studia le metodologie e le espressioni dell’uomo attraverso varie forme d’arte. Questa disciplina nasce e ha origine nell’ambito della filosofia antica a partire da Socrate nel V secolo a.C. attraverso il concetto antico di paideia che significa precisamente educazione e formazione completa dell’uomo. La pedagogia dell’espressione si focalizza sul dare importanza alla persona e alla comunicazione attraverso varie forme artistiche come la danza, il movimento, l’espressione verbale e non ma soprattutto si focalizza sulla valorizzazione delle emozioni considerata come strumento più alto di espressività dell’uomo. In particolar modo il teatro viene considerato uno dei luoghi più importanti per poter mettere in pratica questa forma di espressività umana attraverso la recitazione e la manifestazione di sé.

Atene come centro della cultura greca: il teatro greco

Acropoli di Atene

Il V secolo a.C. viene considerato come il periodo in cui si verificò un notevole sviluppo artistico e filosofico. Atene era considerata il centro della cultura greca e in questa città nacque l’arte classica, la quale rimase pura per poco tempo fino a costituire un ideale importante nel mondo greco. Nel V secolo i grandi artisti dell’epoca si recarono ad Atene che ben presto divenne il centro intellettuale per eccellenza. Nell’età classica un fenomeno peculiare di Atene ebbe la tragedia1 genere teatrale nato nell’Antica Grecia e che rappresentava una cerimonia tipicamente religiosa con una forte funzione sociale che il poeta esercitava nell’ambito della polis. La tragedia era una rappresentazione teatrale e creava un rapporto con il pubblico e con le sue attese. Questo rapporto si caratterizzava per il fatto di essere collettivo e presupponeva una esposizione diretta del testo scritto, attraverso il canale uditivo- visivo, anziché attraverso la lettura. Il teatro greco coinvolgeva l’intera città ed era elevatissimo il numero di partecipanti attivi come i costumisti, gli attori, i musicisti, gli istruttori, i sacerdoti e i macchinisti. La tragedia era anche un momento politico molto importante. Era di grande rilievo il fatto che l’organizzazione degli spettacoli era affidata allo Stato.
I greci pertanto ritenevano che ogni manifestazione artistica avesse una funzione educativa a tal punto che il teatro stabilì le sue radici nella costituzione politica di Atene nel V secolo a.C. che prende il nome di democrazia. Quindi il teatro raffigurava una perfetta metafora della democrazia. Come nel corso della rappresentazione si creava una stretta interdipendenza tra l’eroe e il coro, anche durante la vita quotidiana si creava un rapporto molto intenso tra l’individuo e la comunità nel suo complesso. Il teatro greco, durante il suo periodo di produttività, fu un fenomeno esclusivamente di Atene. Gli spettacoli si svolgevano nelle festività delle Grandi Dionisie che iniziavano in primavera e duravano sette giorni.

Il Principe Ideale secondo Leibniz

Wilhelm Gottfried Leibniz, Lipsia 1646 – Hannover 1716

Wilhelm Gottfried Leibniz, eccelso matematico e filosofo, nonchè una delle poche figure di genio universale per la sua proficua attività speculativa in quasi ogni ambito del sapere, tra la vastità degli ambiti toccati ha tratteggiato anche in diversi suoi scritti il ritratto del principe ideale. Se Machiavelli nel suo capolavoro riteneva che il sovrano dovesse essere capace indipendentemente dalla rettitudine morale, il filosofo di Lipsia assume una posizione del tutto antitetica e sicuramente più completa sotto ogni punto di vista. Infatti, Leibniz essenzialmente definisce il principe ideale “più che gli altri uomini, l’immagine di Dio sulla terra”,1 dunque deve essere una figura completa, superiore per capacità (alle cui sole non può limitarsi), per le virtù e per potenza, in ordine al perseguimento di ciò che è opportuno: il bene comune. Infatti, il nostro è esplicito nel porre una proporzione tra Dio e il governante, del quale quest’ultimo non deve esimersi dall’imitarne le virtù, le quali in Dio si danno in massimo grado, implicite nella sua infinita bontà. Così, come la gloria di Dio (il Governante della Repubblica degli Spiriti, per usare un’espressione della Monadologia), poichè fondata sulle sue infinitamente perfette qualità, risplende nelle sue opere per il bene degli uomini, analogamente il principe, che “come un suo luogotenente, deve essere in grado di esercitare le funzioni di questo incarico divino”,2 rilucendo nella virtù, non può che volere la gloria e l’onore per i suoi sudditi, e da questo esercizio della virtù trarne degno giovamento.3

La Torre di Chia – luogo di ispirazione di Pierpaolo Pasolini

La località di Chia è una piccola frazione di Soriano nel Cimino in provincia di Viterbo (Lazio) di origine medievale, come la maggior parte delle località della Tuscia. Chia è stata molto amata dallo scrittore Pierpaolo Pasolini, infatti è stato luogo di ispirazione letteraria e luogo cinematografico del film da lui stesso realizzato ” Il Vangelo secondo Matteo” (1964). Nel 1966 scrisse in riferimento al castello e alla torre di Chia: “il paesaggio più bello del mondo, dove Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri “. Nel 1970 Pierpaolo Pasolini acquistò la Torre, provvede al restauro e visse spesso negli ultimi anni di vita fintantoché negli ultimi tre anni della sua vita visse sempre più spesso a Chia, lavorando ad un romanzo intitolato “Petrolio”  pubblicato postumo. Il 19 marzo 2011 in occasione dell’ampliamento di piazza Garibaldi, il comune di Soriano nel Cimino ha posto un busto in ricordo di Pier Paolo Pasolini che amava questo piccolo angolo del territorio del paese. Il busto, realizzato dallo scultore Gianluca Bagliani, è stato scoperto da Walter Veltroni giunto per l’occasione, su invito dell’amministrazione comunale, nella nuova piazza di Chia

Fotografie:

La Torre di Chia con Pierpaolo Pasolini e la Torre di Chia adesso

Covid-19: narrazione storica dell’influenza Spagnola e collegamento con l’epidemia più devastante della storia dell’uomo: la peste nera.

Fotografia del giornale americano che riportava la notizia della diffusione della Spagnola.

Dal punto di vista storico, la Spagnola si riferisce ad un episodio complesso che durò circa un anno, tra il 1918 e il 1919, con delle ricadute verificatesi tra il 1920 e il 1921. In Spagna, si ammalò anche il Re Alfonso XIII. La seconda fase dell’influenza spagnola si diffuse in tutto il Mondo a partire dal mese di Agosto, con una conseguente trasformazione del virus. Tale influenza estremamente contagiosa, si diffuse in tutti i continenti. Le autorità ordinarono di far chiudere luoghi pubblici come teatri, cinema e negozi, oppure la sospensione degli eventi sportivi. Il Mondo occidentale era coinvolto in un passaggio che riguardava la studio dell’epidemia e si passò da una modalità dovuta per le malattie di tipo infettivo come la tubercolosi, la dissenteria o il morbillo fino a giungere a malattie degenerative come il cancro o il morbo di Alzheimer. In realtà, la Spagnola non aveva origine in Spagna, ma proveniva da una contea del Kansas in un contesto rurale. Il medico che aveva scoperto tale epidemia fu Loring Mainer il quale aveva notato dei sintomi. Tale virus prese il nome di Spagnola a causa della censura, per via delle azioni militari in atto e i primi giornali a parlare di tale virus furono proprio quelli spagnoli. Se si possono trovare delle analogie tra il Covid 19 e l’influenza della spagnola si può dire che rispetto all’epoca, attualmente si hanno antibiotici, gli antivirali e i vaccini che all’epoca non esistevano. La Virologa Ilaria Capua in un’intervista alla trasmissione Otto e Mezzo di Lilly Gruber dice questo: “Il Coronavirus, pone l’individuo a rispondere a delle domande etiche quali il rispetto della vita e delle persone, proteggere se stessi dal proteggere gli altri, l’esercizio di solidarietà e responsabilità collettiva” (tratto dall’intervista della virologa Ilaria Capua).

Le persone indossavano le mascherine (anno 1918).

Le chiavi della “razón poética” di María Zambrano

Conversazione online con Mercedes Gómez Blesa
il 5 – 12 – 19 giugno 2020, 19:00-21:00

L’obiettivo di questo ciclo è quello di approfondire alcuni degli aspetti chiave del pensiero di María Zambrano al fine di svelare il suo impegno radicale nei confronti della ragione poetica.

Ci avvicineremo a una riflessione sulla parola poetica come un modo di conoscere che celebra la molteplicità del reale; la storia della pietà che ci mette di fronte alla dialettica sostenuta tra uomo e divinità nella tradizione occidentale; e infine entreremo nel mondo dei sogni e nella molteplicità del tempo.

La “palabra poética” come apertura al mondo (5 de junio)

Filosofia e poesia sono state confrontate molte volte nella nostra cultura, essendo due modi opposti di conoscere. Zambrano rivede tradizionalmente la disputa tra la parola poetica e il discorso razionale, nel tentativo di superarla attraverso la ragione poetica, un logos incarnato che è il prototipo della conoscenza spagnola.

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Il ritorno: “Il pensiero vivente di María Zambrano”

Conversazione online con Mercedes Gómez Blesa
il 21 maggio 2020 dalle 19 alle 21

L’obiettivo di questa conversazione è porre le seguenti domande:

  • Qual è la validità del lavoro della pensatrice malagueña oggi?
  • Quali aspetti della sua filosofia ci invitano a pensare nel momento presente?
  • Il pensiero di Zambrano è ancora vivo?

Risponderemo a queste e ad altre domande, riflettendo sui testi centrali del suo pensiero come Filosofia e Poesia, L’uomo e il Divino e, soprattutto, Claros del Bosque. Attraverso questi testi daremo le chiavi della filosofía práctica di questo autore che ha inteso la filosofia come uno stile di vita.
Dopo la presentazione, si aprirà un dibattito.

Conversazione online con Mercedes Gómez Blesa il 21 maggio 2020 dalle 19 alle 21

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