Da qualche anno a questa parte le istituzioni di alto livello discutono sul tema della crescita digitale e in modo particolare sul concetto di rete. Come ricordava Umberto Eco, la rete viene paragonata ad un labirinto nel quale ci si può perdere poichè ha infinite strade e percorsi collegati senza inizio e senza fine. In questa prospettiva, l’autore faceva riferimento al labirinto di Cnosso, descritto nel mito di Teseo, all’interno del quale al centro c’era il Minotauro e una volta eliminato si poteva uscire tranquillamente. Attraverso questa breve analisi del pensiero di Eco, si definisce rete un sistema interconnesso di informazioni in cui si pone al centro del processo di ricerca l’intelligenza artificiale. Infatti, a proposito di questo tema, vengono analizzati tre ambiti di analisi e di osservazione che alcuni studiosi della materia si soffermano molto, quali: lo studio dell’ecosistema, la governance, l’uso dei dati e il partenariato tra settore Pubblico e settore Privato. In modo particolare, nel contesto della Pubblica Amministrazione ciò che è oggetto di trasformazione riguarda il sistema di organizzazione lavorativa e controllo della burocrazia. E’ necessario quindi creare nuovi modelli di investimento come l’uso della digitalizzazione della documentazione. L’uomo nel corso della storia è stato in grado di migliorare il proprio stile di vita, passando da una condizione semplicistica e materiale della vita di cui era protagonista l’Homo sapiens, fino ad arrivare ad una condizione miglioristica tramite l’uso e lo sviluppo del linguaggio di cui è protagonista l’Uomo contemporaneo. Infatti, secondo la teoria psicologica di Vygotskij, l’individuo è in grado di sviluppare le proprie capacità tramite l’uso del linguaggio e del pensiero raggiungendo in questo modo le conoscere più complesse. Attualmente, nella società post-industriale o post- moderna, l’individuo per essere riconosciuto completamente nell’ambito professionale e lavorativo, deve necessariamente possedere delle competenze di base. Esse rappresentano il complesso di conoscenze, capacità e abilità interiorizzate dall’individuo durante il percorso di studi e messe in pratico successivamente nell’ambito lavorativo, al fine di essere riconosciuto come cittadino attivo e parte integrante di una comunità.
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Bauman e la post-modernità
Rispetto al passato, nel periodo post-moderno, viene introdotto un cambiamento culturale che ha determinato la nascita di nuove forme di sensibilità. Secondo il sociologo Bauman (1925-2017) la post-modernità viene definita come l’età dell’incertezza nella quale è stata abbandonata la ricerca dei fondamenti. Il mondo post-moderno è caratterizzato dalla nascita e sviluppo dell’industrializzazione e informatizzazione. Tali scoperte tecnologiche hanno condotto alla fine di grandi narrazioni e racconti che hanno caratterizzato il secolo precedente. In ogni fase storica esisteva una visione progressiva della storia dove il progresso era caratterizzato dal conquiste sociali quali l’emancipazione cioè la liberazione da una determinata condizione di inferiorità.
Il significato culturale di tali cambiamenti sociali era molto più importante del suo significato politico. Ad esempio, i movimenti studenteschi erano considerati come “memento mori”, cioè rivolti ad una generazione che aveva quasi creduto di aver risvolto per sempre i problemi della società occidentale. Gli abitanti dei Paesi dell’Europa Occidentale e Centrale conducevano uno stile di vita cosmopolita, avevano vissuto da tempo in un mondo caratterizzato da un costante cambiamento caratterizzato dalla trasformazione tecnologica e dall’innovazione culturale. Negli anni ’70 andarono in crisi i partiti e i movimenti politici che si basavano sul consenso della classe operaia. Da questo periodo in poi, si parla di società post-industriale, caratterizzata dalla rapida trasformazione tecnica della produzione, la maggior parte delle quali economizzarono, accorciarono, o addirittura eliminarono il lavoro umano. Nonostante il nuovo processo di industrializzazione di massa, la classe operaia era unita dalla componente centrale della vita, la collettività, il predominio del “noi” sull’io. Esisteva la convinzione che le persone potevano migliorare la propria vita solo con l’azione collettiva.