Ogni volta che vengono pubblicate le classifiche internazionali i titoli dei giornali italiani per osannare le nostre principali università, con abili giochi di parole, si sprecano. Recentemente l’«Academic Ranking of World Universities 2023» (ARWU) ha ottenuto analoga attenzione dalla stampa nazionale ma leggendo gli articoli scarseggia spesso sia lo spirito critico che l’informazione obiettiva.
“È La Sapienza il primo e unico ateneo italiano che si colloca tra i primi centocinquanta del mondo secondo la classifica «Academic Ranking of World Universities 2023», pubblicata il 15 agosto dall’organizzazione indipendente Shanghai Ranking Consultancy” (CdS).
Senza voler dare eccessivo valore a queste classifiche internazionali e ai criteri che sono alla loro base, l’affermazione del Corriere della Sera ci dice qualcosa di terrificante: …nessuna università italiana si trova tra le prime cento al mondo!
L’Italia, una delle maggiori economie del mondo, patria dell’arte e della musica, della civiltà greco-romana e della Chiesa Cattolica, l’Italia non riesce a collocare nessuna università tra le prime cento. Altre quattro università si trovano tra le prime duecento, sedici tra le prime cinquecento, chiaramente sono risultati molto deludenti che ci parlano di una situazione gravissima e difficilmente recuperabile in breve tempo.