La società contemporanea

Nella cultura post-industriale o post-moderna, invece, l’attenzione si sposta verso il concetto di “buona vita” che finisce per confondere i fini con i mezzi. Come disse Kant, filosofo illuminista, bisognerebbe considerare gli altri come fini e mai come mezzi, ma purtroppo questa tesi ormai ha perso il suo valore originale poiché l’individuo è continuamente sottoposto a controllo e oggetto di studio da parte degli scienziati ed istituzioni di alto livello. Il sociologo di fama internazionale Zygmunt Bauman ha analizzato le conseguenze che ha provocato la nascita dei grandi fenomeni contemporanei come l’informatizzazione, la globalizzazione e l’industrializzazione di massa. Tali processi e scoperta scientifiche hanno invalidato le grandi narrazioni e le grandi conquiste sociali e politiche che hanno caratterizzato i secoli passati. Ogni fase storica come l’illuminismo, il marxismo e l’idealismo tendevano a difendere saperi sulla base del successo storico di un’idea. In passato esisteva una visione della realtà progressiva e miglioristica della storia, dove il progresso era caratterizzato dalle conquiste come l’emancipazione e la liberazione da limiti e condizioni di inferiorità. Ciò che caratterizzavano le manifestazioni in piazza era la convinzione che le persone potevano migliorare la propria condizione di vita solo attraverso l’azione collettiva; esisteva il predominio del “noi” sull’ “io”, una forte condivisione e volontà di cambiamento. Dunque, il sociologo Bauman definisce disimpegno discrezionale la modalità o l’atteggiamento per cui i rapporti interpersonali sono caratterizzati da provvisorietà e reversibilità con la possibilità di essere interrotti in qualsiasi momento. L’uomo moderno definito tecnologicus rifiuta di creare un legame sociale con l’altro perché legame significa impegno, dovere e responsabilità e l’effetto più grave e spaventoso consiste nel restringimento degli orizzonti, portando l’essere umano verso una condizione individualistica e narcisistica, dove il benessere personale diventa l’unico obiettivo da cui non si può prescindere. La tecnologia non deve essere però confusa con la tecnica, poiché rappresenta l’insieme degli strumenti e mezzi che hanno ridotto e semplificato l’agire umano a partire dalla nascita dell’industrializzazione di massa che ha caratterizzato l’intero secolo scorso.

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Informazioni su Cecilia Pallotta

Sono Cecilia Pallotta, ho trent'anni, sono laureata al corso di studi in Scienze della Formazione presso l'Università degli studi Roma Tre, indirizzo in Scienze Pedagogiche. Lavoro come Assistente Educativo Culturale e come supporto alla disabilità presso le scuole di Roma tramite una cooperativa sociale e scrivo articoli e saggi brevi di approfondimento umanistico presso questa rivista. Sono vincitrice del superamento delle prove selettive per l'accesso al corso - concorso di specializzazione sostegno TFA presso l'Università degli studi Roma Tre per incarico di docenza presso la scuola secondaria di secondo grado con votazione 25/30. Sono appassionata di musica, suono il pianoforte e canto, mi piace leggere soprattutto romanzi.