Il pensiero filosofico di Antonio Gramsci

Nell’introdurre il quaderno 12, non era possibile distinguere nella riflessione gramsciana, le questioni e i temi che riguardavano l’educazione, il ruolo della formazione e della scuola attraversa l’intero racconto dei Quaderni. Dopo l’arresto, Gramsci esprimeva l’idea di voler compiere una ricerca sugli intellettuali, le loro origini e i loro raggruppamenti. Gramsci dà avvio al Quaderno 1, all’interno del quale il primo e il secondo punto riguardavano il tema della funzione degli intellettuali nella formazione dello spirito pubblico dell’Italia, sottolineando la funzione cosmopolita cioè in grado di muoversi nel mondo che hanno avuto gli intellettuali italiani fino al Settecento a partire dal Rinascimento e Machiavelli. Tra la fine del 1931 e il 1932, si è verificato un cambiamento nell’organizzazione del lavoro da parte di Gramsci. Per spiegare il suo pensiero dal punto di vista sociologico, veniva colta la genesi il rapporto tra gruppi sociali e rappresentanti intellettuali. Per questa ragione, allo scopo di sottolineare la distinzione tra intellettuali come categoria organica di ogni gruppo sociale e intellettuale come categoria tradizionale, Gramsci poneva un problema politico. Secondo il suo pensiero la trasformazione e la riorganizzazione degli strumenti di trasmissione della conoscenza avvenivano senza un indirizzo preciso di politica scolastica. Il compito che Gramsci affidava alla scuola consisteva nella ricerca del principio educativo, di promuovere un nuovo modello in grado di sviluppare le capacità di comprensione umana. Secondo la visione di Gramsci venivano descritti due tipologie di obiettivi, da una parte misurarsi con il progetto di riforma della scuola promosso dal governo di Mussolini nel 1923, nonché pedagogista, di cui Gramsci è severamente critico nell’elaborare un progetto alternativo di riforma della scuola. Egli riteneva necessario l’insegnamento della scienza a partire dalla scuola elementare, in particolar modo la visione di carattere aristocratico di una cultura divulgativa per le masse. La scuola attuale, sottolineava Gramsci era caratterizzata dalla progressiva specializzazione della formazione ed era entrato in crisi lo studio del greco e del latino. Gramsci metteva in discussione la riforma Gentile, in quanto rappresentava un modello di società liberale, incapace di cogliere l’irruzione delle masse nella vita politica. Il 19 Dicembre del 1926 Gramsci scriveva una lettera a Tania nella quale raccontava il suo periodo di detenzione in carcere, all’interno della quale annunciava la volontà di trasformare il tempo di detenzione, in un tempo di riflessione culturale e di discussione critica di alcuni temi e questioni[. Terminata la Seconda guerra mondiale i quaderni venivano pubblicati per la prima volta ad opera del dirigente comunista Felice Platone, il quale pubblicava presso la casa editrice Einaudi e contemporaneamente venivano pubblicate le Lettere dal Carcere indirizzate ai familiari. È importante ricordare che era Einaudi a pubblicare i quaderni dal carcere perché rispondeva ad un’idea di presentare Gramsci come un autore che doveva essere ereditato dagli italiani in quanto tale. Dal punto di vista filosofico, Gramsci analizzava anche il pensiero di Marx e la filosofia della praxis e dell’uomo collettivo, cioè del soggetto che costruire la storia. Secondo Gramsci occorreva fare “un lavoro minuzioso con il massimo scrupolo e onestà scientifica, occorreva seguire il processo di sviluppo dell’intellettuale pensatore, per ricostruirlo secondo elementi stabili e permanenti, cioè che sono stati realmente assunti dall’autore come pensiero proprio”. Attraverso questa espressione, Gramsci analizzava gli aspetti fondamentali del suo metodo di scrittura e del processo di sviluppo dello stesso pensatore. Secondo Gramsci bisognava andare alla ricerca del pensiero, utilizzando le citazioni filosofiche. L’idea di Marx come filosofo della praxis, si riferiva al filosofo critico che utilizzava le categorie di Hegel della contraddizione, e della totalità. Gramsci in un articolo riportava una citazione riguardo il tema della storia, dicendo che essa rappresenta da sempre un avvenimento, pura attività pratica e che i suoi libri avevano trasformato il Mondo e il pensiero. La storia dovrebbe rappresentare il risultato dell’attività pratica nella quale i soggetti lottavano per affermare sé stessi.


Fonti Bibliografiche

Antonio Gramsci, La questione meridionale, Alcuni temi della questione meridionale pp. 20- 23

Antonio Gramsci, La formazione dell’uomo, scritti di pedagogia a cura di Giovanni Urbani, Edizione Riuniti, 1967

Bianca Spadolini, Educazione e società i processi storico-sociali in Occidente, pag. 260 Armando Editore, Roma, 2004

Carlo Salinari e Mario Spinella, all’opera Antologia Popolare degli scritti e delle lettere, pag. XXVI.

Franca Chiaramonte, Fulvia Bandoli Al lavoro e alla lotta, le parole del PCI, Harpo editore, Roma, 2017 pp. pag. 52-53



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Informazioni su Cecilia Pallotta

Sono Cecilia Pallotta, ho trent'anni, sono laureata al corso di studi in Scienze della Formazione presso l'Università degli studi Roma Tre, indirizzo in Scienze Pedagogiche. Lavoro come Assistente Educativo Culturale e come supporto alla disabilità presso le scuole di Roma tramite una cooperativa sociale e scrivo articoli e saggi brevi di approfondimento umanistico presso questa rivista. Sono vincitrice del superamento delle prove selettive per l'accesso al corso - concorso di specializzazione sostegno TFA presso l'Università degli studi Roma Tre per incarico di docenza presso la scuola secondaria di secondo grado con votazione 25/30. Sono appassionata di musica, suono il pianoforte e canto, mi piace leggere soprattutto romanzi.