FILOSOFIA POIETICA (Ducci)

EDDA DUCCI, Antologia di saggi brevi su temi di filosofia (LUMSA)
«Il mutarsi delle esigenze critiche ha portato, in tutti i campi della riflessione umana, a rivedere la situazione epistemologica.
In pedagogia si è arrivati alla messa in questione dell’unitarietà del sapere intorno alla realtà educativa. Le polemiche circa la teoresi pedagogica e la filosofia dell’educazione sono note. Il fatto che si sia potuti arrivare fino alla negazione di tale sapere non denota esasperata acribia, ma incertezza, insicurezza e dubitosità mal posta. La soluzione epistemologica che è venuta, ampia, profonda, può rimuovere la dubitosità mal posta; incertezza e insicurezza le rimuoveranno proposte concrete, stimolanti e solide.…


testo originale su www.lumsa.it

La giusta messa in questione di una specifica teoresi è, del resto, segno di vitalità per la
riflessione pedagogica. Affermarne o meno l’esistenza è opzione sull’uomo prima che
giustificazione epistemologica; riproporne singoli aspetti al variare dei condizionamenti, delle situazioni, dei mutamenti socio-culturali, delle trasformazioni politico-economiche è ammissione, anche se non sempre significata, dell’originario che c’è nell’uomo concreto, della novità che ogni singola generazione propone, e della dialettica mai risolta di soggetto-oggetto. Specialmente oggi che l’accostare a educazione gli appellativi di permanente, ricorrente, etc., oltre a quelli classici, estende l’ambito dell’educazione stessa a tutto l’arco della vita umana e a tutte le espressioni che hanno l’uomo come punto di riferimento diretto o indiretto, si rileva agevolmente quanto un siffatto sapere sia problematico. Il difficile equilibrio che richiede va forse ricercato in un adeguato rigore
scientifico sostanziato di verace coinvolgimento personale.
Il problema circa la necessità di una teoresi pedagogica, circa il suo taglio e la sua funzione, se tenuto sulla linea apparentemente semplice che intenda l’educazione come l’umanazione dell’uomo, si presta a una soluzione-proposta che, pur rimanendo nel tradizionale, può avere del provocatorio. E questo primariamente per il contenuto della proposta medesima, ma anche per la specificità del modo di procedere imposta dallo stesso contenuto: rifiuto dello scientismo, ritenuto inadeguato e riduttivo, ma concreto esser in regola con un’intelligente scientificità.…

Ducci p.12 «…La riflessione umana direttamente o indirettamente ha sempre ritenuto che l’approccio metodologico debba essere commisurato all’oggetto, e che a sua volta l’oggetto riveli di sé le dimensioni che l’approccio metodologico può attingere. I precisi appunti di Hegel a Kant contenuti nella Einleitung alla Fenomenologia dello spinto rimangono paradigmatici in questo campo. La riflessione per non incorrere nel circolo chiuso dovrà procedere su un tracciato a spirale, tornando sul punto di partenza, mutato però di un grado. Un approccio solamente scientifico, prendendo il termine in senso stretto, presuppone e attinge dell’uomo elementi e dimensioni «misurabili», si potrebbe dire, kantianamente, rilevabili con le sole intuizioni spazio-temporali; mentre un approccio filosofico-metafisico porterebbe all’evidenza il solo momento universale astratto. Si tratta, dunque, di individuare un procedimento adeguato all’oggetto.
Il discorso pedagogico, per sottendere e innervare le singole sfaccettature dello sviluppo umano e delle sue innumerevoli possibilità di relazione, e imprimere un movimento di convergenza immunizzando dal parcellizzare, deve affrontare il problema dell’umanarsi dell’uomo radicalmente, come un momento che fonda ma per altro non è affatto indipendente dal concretarsi nella situazione. Attenzione all’uomo per il suo umanarsi integrale nella situazione concreta: è l’identità della riflessione pedagogica che altrimenti si confonde con quella etica, sociale, psicologica, e che comporta, per distinguersi anche dall’azione sociale politica o strettamente culturale, una decisa priorità attribuita all’uomo. Tale precisazione è premessa insostituibile per l’accenno che si deve fare all’approccio metodologico: delineare lo spessore dell’oggetto onde calibrare l’approccio, e applicare il metodo per rilevare in modo più esauriente lo spessore dell’oggetto.Poiché si tratta di riflessione sull’uomo per il suo umanarsi integrale, e poiché è una teoresi che ha l’inveramento e la riprova nella prassi, lo speculare distinto non tanto dal fare quanto dal vivere porterebbe inesorabilmente a riduzionismi dannosi e a trascrizione su chiave insufficiente. Ne segue che la riflessione propria di tale filosofia poietica non può essere disgiunta da un particolare tipo di esperienza. Il chiarimento del termine esperienza ora impiegato mi pare possa farsi mediante il rilievo di una sfumatura semantica riscontrabile nella terminologia tedesca. Si tratta dei due modi di dire esperienza: Erfahrung e Erlebnis. Mentre il primo suggerisce un ripercorrere, quasi un provare che concerne tutti i tipi di sensibilità del soggetto, il secondo comporta un rivivere, un provare a livello di vita, di vivere. È nell’accezione di vivere-rivivere che va inteso l’esperire connesso al momento filosofico nella riflessione pedagogica.
Questo, è evidente, nell’ampiezza di respiro che comporta il termine umanarsi indicato come fine dell’azione educativa, anche se qui, provvisoriamente, è lasciato nel rimando più vago e imprecisato. …»

Edda Ducci, Antologia saggi brevi, 2011-2012