La nozione di esperienza, centrale nella riflessione di Dewey, descrive il campo teorico ed empirico entro cui si articola il complesso e dinamico rapporto tra condizioni soggettive ed oggettive, tra libertà e controllo, tra uomo e natura, tra individuo e ambiente sociale. In Democrazia ed educazione (1916), Dewey afferma che l’esperienza presuppone una combinazione tra un elemento attivo e uno passivo. Il soggetto agisce sull’ambiente sociale e poi subisce le conseguenze del suo stesso agire. L‘esperienza risiede proprio nella capacità di cogliere il collegamento tra l’azione e le sue conseguenze, cosi da poter modificare l’azione stessa, ampliando il proprio orizzonte di vita. John Dewey viene considerato l’intellettuale più sensibile al ruolo politico della pedagogia e dell’educazione, due concetti chiave propri di una società democratica. Oltre al pensiero pedagogico di Maria Montessori e Dewey, viene analizzata anche la teoria di un altro importante intellettuale della storia della pedagogia; si tratta di Lev Vygotskij, psicologo, pedagogista sovietico e padre della scuola storico – culturale. Nella teoria di Vygotskij la zona di sviluppo prossimale rappresenta un concetto fondamentale che serve a spiegare come l’apprendimento del bambino si svolga con l’aiuto degli altri.
Bibliografia:
Domenico Lipari, Metodi della formazione oltre l’aula: apprendere nelle comunità di pratica, a cura di Montedoro C. e Pepe D, la riflessività nella formazione: modelli e metodi, Isfol, Roma, Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale.
Franco Cambi, tra pragmatismo e strumentalismo: la pedagogia di John Dewey, a cura di Franco Cambi, Manuale di storia della pedagogia, Laterza, Roma – Bari.