Le comunità di apprendimento e il nuovo paradigma della formazione

E’ fondamentale in primo luogo, definire concretamente, attraverso l’aiuto di discipline come la psicologia, la pedagogia, le scienze della comunicazione, ma soprattutto attraverso le esperienze concrete di riproduzione di materiali multimediali, quali siano le nuove competenze e le nuove professionalità nell’ambito del mercato del lavoro. In secondo luogo, si tratta di definire in quali modalità tali competenze e professionalità sono organizzate e quali sono acquisite dalla persona, le modalità e le strutture di formazione all’interno delle quali tali conoscenze possono essere acquisite e infine stabilire le discipline che possono essere riconosciute. Il collegamento fra ricerca teorica, nuovi modelli concettuali ed innovazione tecnologica diventa di assoluta rilevanza nell’attuale panorama di sviluppo della formazione. Tale nesso genera un circolo virtuoso in cui la ricerca stimola nuovi modelli teorici di riferimento. Come sostiene il sociologo Antony Giddens, nella società gli individui hanno bisogno di competenze e conoscenze sempre nuove per affrontare una realtà in rapido mutamento. Il nuovo modello di formazione che si basa sull’autoapprendimento prende il nome di comunità di pratica. Il costrutto comunità di pratica nasce alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso nell’ambito degli studi sull’apprendimento e costituisce uno degli sviluppi più interessanti delle elaborazioni legate al filone interpretativo che considera le organizzazioni come degli insiemi caratterizzati dalla loro capacità di apprendimento. Infine, quando si parla di formazione è importante sottolineare il pensiero pedagogico di Maria Montessori e John Dewey, considerati i pilastri fondamentali dell’attivissimo pedagogico, i quali sostenevano i seguenti principi di insegnamento / apprendimento:

  1. Gli insegnanti non dovrebbero semplicemente essere di fronte alla classe e trasmettere le informazioni che gli studenti assorbiranno passivamente;
  2. Gli studenti vanno attivamente coinvolti nel processo di apprendimento;
  3. Gli studenti dovrebbero avere un controllo sul loro processo di apprendimento e sui loro contenuti;
  4. L’insegnante dovrebbe avere un ruolo di guida e di facilitatore;
  5. La relazione didattica dovrebbe essere aperto all’esplorazione;
  6. Tale relazione è guidata dall’approccio empirico verso la costruzione della conoscenza.
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Informazioni su Cecilia Pallotta

Sono Cecilia Pallotta, ho trent'anni, sono laureata al corso di studi in Scienze della Formazione presso l'Università degli studi Roma Tre, indirizzo in Scienze Pedagogiche. Lavoro come Assistente Educativo Culturale e come supporto alla disabilità presso le scuole di Roma tramite una cooperativa sociale e scrivo articoli e saggi brevi di approfondimento umanistico presso questa rivista. Sono vincitrice del superamento delle prove selettive per l'accesso al corso - concorso di specializzazione sostegno TFA presso l'Università degli studi Roma Tre per incarico di docenza presso la scuola secondaria di secondo grado con votazione 25/30. Sono appassionata di musica, suono il pianoforte e canto, mi piace leggere soprattutto romanzi.