Da Platone a Cartesio, la maggior parte dei filosofi ha attribuito la persistenza dell’identità alla coerenza della memoria e della coscienza, e non alla continuità del corpo.
Archivio mensile:Dicembre 2018
La costruzione dell’identità tra filosofia e neuroscienze (parte I)
«L’identità, almeno per quanto riguarda quella del singolo essere umano, è comunemente intesa come permanenza, ovvero continuità di coscienza e memoria.
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Nei due emisferi avvengono elaborazioni parallele degli stimoli, che, in condizioni fisiologiche, vengono integrate grazie al corpo calloso. Se questo manca, i due emisferi diventano due unità quasi indipendenti».
«…Se ha ragione Gazzaniga e non i suoi detrattori, le spiegazioni e le cause che attribuiamo alle nostre azioni potrebbero non esser altro che epifenomeni: spiegazioni inventate e più o meno veritiere, costruite a posteriori dall’interprete nel nostro emisfero sinistro. Perché si è sviluppata una funzione cerebrale che essenzialmente sembra creare un’identità e delle spiegazioni fittizie? Si possono formulare diverse ipotesi. Evolutivamente è utile registrare con oggettività gli eventi casuali che si verificano attorno a noi (prevalentemente tramite l’emisfero destro), ma è altrettanto importante trovare un senso nascosto e soggettivo tra le molte informazioni (grazie all’interprete sinistro)».